E’ il primo libro di Jorge Amado che leggo, e volentieri ne leggerò altri.
Il calore del Brasile, il mondo dei primi coltivatori di cacao visto con occhio attento e ironico da Amado che indugia con amore per i dettagli su quella strana società fatta di fazienderos, di imbroglioni e mercenari. E’ una società in cui la donna è ancora relegata ai tristi ruoli di ragazze da marito, moglie cornuta, o amante mantenuta. E poi c’è lei, Gabriella,la protagonista, una giovane mulatta, dotata di una sensualità spontanea, incontenibile, capace di incantare (ma anche confondere) tutti gli uomini . Gabriella, “che semplicemente ama e divinamente cucina”, una donna solare, che ama la vita, la ama perchè c’è il sole, perchè gli uccelli cantano, perchè un gatto le fa le fusa, perchè si può ballare e cantare e girare scalzi senza curarsi del proprio aspetto. E’ una donna libera e questo fa la sua felicità. Così Amado stesso sembra prigioniero della sua magia.
“L’amore non si prova, non si pesa.
è come Grabriella. Esiste, basta questo.
Il fatto che noi non riusciamo e comprendere, o a spiegare una cosa
non distrugge la cosa.
Non so niente di stelle, ma le vedo in cielo.
Sono la bellezza della notte.»
“ Nessuna donna al mondo possedeva fuoco come lei, con quel calore, quella tenerezza, quei sospiri, quel languore. Più dormiva con lei, più aumentava il desiderio. Sembrava impastata di canto e di danza, di sole e luna, era di garofano e cannella”.
“Aveva pensato di dirglielo, quella notte, di raccontarglielo, di arredersi all’amore. Meglio così, che sospirasse e morisse per un altro, per un altro morisse d’amore. Sete Voltas poteva ripartire. (…). Ella gli strinse la mano, e si schiuse per ringraziarlo. Il suo petto scottava, il dolore di perderla, Ma era di di terra, nella mano destra l’orgoglio, nella sinistra la libertà”.