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Archive for the ‘Libri’ Category

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E’ il primo libro di Jorge Amado che leggo, e volentieri ne leggerò altri.

Il calore del Brasile, il mondo dei primi coltivatori di cacao visto con occhio attento e ironico da Amado che indugia con amore per i dettagli su quella strana società  fatta di fazienderos, di imbroglioni e mercenari. E’ una società in cui la donna è ancora relegata ai tristi ruoli di ragazze da marito, moglie cornuta, o amante mantenuta. E poi c’è lei, Gabriella,la protagonista, una giovane mulatta, dotata di una sensualità spontanea, incontenibile, capace di incantare (ma anche confondere) tutti gli uomini . Gabriella, “che semplicemente ama e divinamente cucina”, una donna solare, che ama la vita, la ama perchè c’è il sole, perchè gli uccelli cantano, perchè un gatto le fa le fusa, perchè si può ballare e cantare e girare scalzi senza curarsi del proprio aspetto. E’ una donna libera e questo fa la sua felicità. Così Amado stesso sembra prigioniero della sua magia.

“L’amore non si prova, non si pesa.
è come Grabriella. Esiste, basta questo.
Il fatto che noi non riusciamo e comprendere, o a spiegare una cosa
non distrugge la cosa.
Non so niente di stelle, ma le vedo in cielo.
Sono la bellezza della notte.»

“ Nessuna donna al mondo possedeva fuoco come lei, con quel calore, quella tenerezza, quei sospiri, quel languore. Più dormiva con lei, più aumentava il desiderio. Sembrava impastata di canto e di danza, di sole e luna, era di garofano e cannella”.

“Aveva pensato di dirglielo, quella notte, di raccontarglielo, di arredersi all’amore. Meglio così, che sospirasse e morisse per un altro, per un altro morisse d’amore. Sete Voltas poteva ripartire. (…). Ella gli strinse la mano, e si schiuse per ringraziarlo. Il suo petto scottava, il dolore di perderla, Ma era di di terra, nella mano destra l’orgoglio, nella sinistra la libertà”.

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Più di un anno fa avevo visto alcune polaroid di Robert Mappelthorpe al Whitney Museum di NY e di recente la mostra che lo Spazio Forma gli ha dedicato qui a Milano. Le foto che ho trovato più magnetiche? Sicuramente quelle scattate a Patti Smith.

Una storia davvero incredibile la loro, fatta di amore, di passione per l’arte, di fame nera. La racconta la stessa Patti nel libro autobiografico “Just Kids” che vi consiglio.

Robert e Patti si incontrano a NY, entrambi ventenni affamati e disperati. Entrambi artisti fino al midollo con la voglia di esplodere, esplorare, creare. Lei un ragnetto di donna tutta occhi ed energia, lui pallido introverso già bellissimo.
Si amano, condividono un letto singolo in una stanza sgangherata, cenano con 1 sandwich a metà. A volte non mangiano per comprarsi un libro di arte usato.
Passano le notti a disegnare febbrilmente a lume di candela con lo stesso disco che gira all’infinito. Si ispirano a tutti i grandi artisti, da michelangelo a warhol.
Al primo anniversario lui le scrive “Just you and me together. Dreaming, writing and loving each other. Love you always.”E si firma Blue Star. Si chiameranno sempre così.

Gli anni passano, frequentano il Chelsea Hotel, il locale di Wharol (sperando di conoscerlo) poi si lasciano, seguendo strade diverse sia sentimentalmente che artisticamente. Ma restano legati.
A Patti viene chiesto di preparare una mostra in una galleria della 5th Avenue. Lei accetta ma a patto di esporre insieme a Robert.
E’ un trampolino di lancio.
Nel frattempo lei si concentra sulla scrittura, poesie e canzoni. Lui si innamora della fotografia e si rende conto di piacere, tanto, a tanti.
Arriva il primo disco di Patti, che chiede a Robert di scattarle la foto per la copertina.

“L’appartamento di Sam era spartano, bianco e quasi sgombro, con una grossa pianta di avocado accanto alla finestra che affacciava sulla Quinta Avenue. Un enorme prisma rifrangeva la luce spaccandola in arcobaleni che ricadevano sulla parete di fronte a un termosifone bianco. Robert mi posizionò nel triangolo con un leggero tremolio alle mani. Scattò qualche fotografia. Abbandonò l’esposimetro. Una nuvola passò e il triangolo svanì. Mi disse: «Sai una cosa, mi piace molto il biancore della camicia. Ti toglieresti la giacca?».
Mi gettai la giacca in spalla, alla Frank Sinatra. Avevo un mucchio di riferimenti visivi. Robert possedeva luce e ombra.
«Eccola» disse.
Scattò qualche altra fotografia.
«Ce l’ho»
«Come fai a saperlo?»
«Lo so e basta»
Quel giorno scattò dodici fotografie in tutto.
Dopo qualche giorno mi mostrò i provini. «Questa è la magia» disse.
Ancora oggi, quando la guardo, non vedo me stessa. Vedo noi.”
La foto più bella della mostra di Milano.

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Io ed Anna

Ieri 5 ore di auto per rientrare da Alassio a Milano. X fortuna avevo l’audiolibro di Anna Karenina. Ho ballato, amato e sofferto con lei.

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E’ il primo libro che ho ascoltato e non letto:
L’ho scaricato sul mio iPhone e ascoltato in auto durante il tragitto casa-lavoro-casa.
Un’esperienza molto positiva.
Cosa mi è piaciuto? Il fatto di avere la parte razionale del cervello impegnata alla guida e poter così assaporare con totale apertura e potenza di immaginazione il racconto. A questo aggiungo la sensazione altrettanto positiva di investire in qualcosa di prezioso il tempo, e la calda sensazione  di quando da piccoli ci raccontavano le favole.

Ho scelto questo titolo perchè era uno di quei capolavori che non avevo letto negli anni del liceo e non ne sono stata delusa: Una prosa di grande qualità, quella di Primo Levi, che costruisce un perfetto alternarsi di fatti, pensieri, emozioni per fermare nel tempo il racconto di eventi terribili che le generazioni attuali e future non devono dimenticare.

Questa è la poesia, intensa e diretta, con cui Primo Levi apre il libro e che probailmente conoscete già tutti:

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Se volete entrare anche voi nel mondo degli audiolibri (GRATUITI!) ecco il link: http://www.classicipodcast.it/

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Uno scrittore ed un fotografo decidono di partire per un viaggio in Patagonia, armati di un Moleskine ed una Leika.
Si muovono verso “la fine del mondo”, attraversando la steppa patagonica che “è un invito al silenzio delle voci umane, perchè la possente voce del vento racconta di continuo da dove viene e, carica di odori, dice tutto quello che ha visto”.
Ne nasce un racconto struggente, carico di malinconia e ricco di personaggi al confine tra realtà e leggenda.
Adoro i libri di Sepulveda e voglio assolutamente riuscire a visitare quella steppa sterminata “dove si sta tra la terra e il cielo”.

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Mi sento ormai una luminare in materia. A breve quindi daró alle stampe “Stress 2.0 – come togliere l’amicizia alla propria serenità in 140 caratteri”. Tag: insonnia, patatine, sovrappeso.

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Struggente, pirotecnico, sorprendente.


“Molto forte, incredibilmente vicino” ruota intorno al tema “ho così paura di perdere chi amo, che non voglio amare più nessuno”. E’ quel che accomuna inconsapevolmente tutti i personaggi che animano il romanzo, primo fra tutti Oskar, un bambino di 8 anni che ha perso il papà nell’attentato delle torri gemelle. Per istinto di sopravvivenza, più che nell’amore della mamma e della nonna, cerca conforto al suo dolore in una ricerca, quella estenuante volta a svelare il  segreto legato a una chiave che apparteneva al padre. Una ricerca che porta il bambino a percorrere le strade di new york incontrando personaggi surreali. Alla storia di Oskar si avvicendano flashback che ci riportano alla gioventù dei suoi nonni, ai tempi del nazismo. Vincenda anch’essa emotivamente complessa: “Quando avevo creduto di morire, ai piedi del ponte di Loschwitz, nella mia mente c’era un solo pensiero: “Continua a pensare”. Pensare mi avrebbe tenuto vivo. Ma adesso sono vivo, e pensare mi uccide. Io penso, penso, penso. Non smetto di pensare a quella notte, ai candelotti rossi, al cielo che era come un’acqua nera, e che solo poche ore prima di perdere tutto avevo tutto”. Ma il cuore del racconto è Oskar, nel suo essere a volte spaventosamente cinico e adulto, a volte irrestibilmente fanciullo.
E se l’acqua che esce dala doccia fosse trattata con un composto chimico che reagiscea una combinazione di cose, tipo il battito del cuore, la temperatura del corpo, le onde cerebrali, di modo che la pelle cambia colore secondo gli umori? .. Così tutti sapremmo come si sentono tutti gli altri ae avremmo più riguardo, ….. Un altro motivo per cui come invenzione sarebbe bella è che tante volte hai una sensazione forte, ma non sai che cos’è. Sono deluso? O invece ho solo tanta paura? E questa confusione modifica il tuo uomore e tu diventi confuso, grigio. Ma con l’acqua speciale potrsti vederti le mani arancioni e pensare Sono contento. In realtà per tutto questo tempo sono stato contento, che sollievo!
………..
“Perchè credi di essere qui Oskar?” “Sono qui, dottor Fein, perchè mia madre è turbata da fatto che io trovi la vita impossibile” “E la cosa non dovrebbe turbarla?” “Niente affatto. La vita è impossibile” …. “E che genere di emozioni provi?”….”Di tutto….al momento sto provando tristezza, felicità, rabbia, amore, senso di colpa, gioia, vergogna, e anche un po’ di divertimento, perchè una parte del mio cervello si ricorda di una cosa buffa che ha fatto una volta Dentifricio..”..”Cosa crediti stia succedendo?” “Che sento troppo. Ecco che succede“. “Ma credi possibile che una persona senta troppo? Non è che sente solo nel modo sbagliato?” “Il mio dentro non corrisponde al mio fuori” “Credi che esista qualcuno con il dentro che corrisponde al fuori?” “Non lo so, sono solo io.” “Forse la personalità è proprio questo: la differenza fra il dentro e il fuori.” “Ma per me è peggio“. “Temo che tutti credano che per loro sia peggio”. “Probabile. Ma per me è peggio davvero“.
Ma alla fine la trama si delinea meglio e Safran Foer sembra volerci confermare che no, non è possibile smettere di amare, neppure dopo aver sofferto tanto. E allora le ultime pagine si animano di energia, umanità, sogno. Non ve le racconto, ovviamente, perchè vorrei lo leggeste.

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“Vaffanculo penso.
Ecco quello che penso.
E’ questa la parola che ti viene in mente quando capita che ti senti inaspettatamente felice, tutto a un tratto”.
Un avvocato squattrinato alle prese con un cliente camorrista e una ex moglie inacidita. Il protagonista è un quarantenne insicuro intelligente ed autoironico. Impossibile non fare il tifo per lui.
Meno noir di J.C. Izzo, più divertente della Vargas, meno amaro di Carofiglio.
Perfetto in vacanza.

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Acquisto d’impulso

“spesso la gente non ha le emozioni chiare, altro che le idee”
potevo non comprarlo che forse parla di me?

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Ho ricevuto questo libro come regalo di compleanno. L’ho iniziato, poi lasciato per 3 mesi. Ora finalmente l’ho finito.
Credo sia un capolavoro.
Il  linguaggio asciutto e ruvido è inizialmente una barriera a proseguire la lettura ma è in realtà ciò che rende il romanzo grande. Il libro racconta di Leopold, un ragazzo rumeno di 17 anni mandato in un lager in Ucraina per 5 anni nel 1945. La storia è raccontata attraverso i pensieri del ragazzo e proprio per questo il linguaggio è quello della disperazione, della sopravvivenza, del restare umani in un contesto inumano dove l’Angelo della Fame diventa una divinità, perchè è lui che decide delle vite di tutti.
Allo stesso modo gli oggetti , briciole di pane, mattoni, una sciarpa, vengono quasi umanizzati da Leopold, per riempire quel vuoto enorme che è fuori ma anche dentro di lui. E come un mantra ritornano le parole della nonna sulla porta di casa: “So che tornerai”. Una frase auto-ipnotizzante per resistere, per sopravvivere.
I pensieri, a volte confusi, a volte lucidissimi si ricorrono: “Del desiderio di ritornare non ci si liberava, ma per poter avere oltre a quello anche dell’altro, mi dicevo, anche se ci terrano qui all’infinito sarà pur sempre la mia vita” e si alternano alle emozioni,alla  paura, al cinismo come estrema forma di auto-difesa.
E poi il ritorno a casa, con quel vuoto dentro che resta e che diventa distacco da tutto e da tutti.
“Ho bisogno di molta vicinanza ma non mi concedo. Domino il sorriso di seta nel ritrarmi. Dopo l’angelo della fame non permetto a nessuno di possedermi.”
Herta Muller, scrittrice Rumena di origini Tedesche ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 2009.
La maggior parte delle sue opere raccontano proprio il dramma e l’ingiustizia di cui è stata vittima la comunità Rumeno-Tedesca durante il controllo sovietico ( tutte le persone fra i 17 e i 45 anni furono deportate in Ucraina per 5 anni in condizioni inumane, fra di essi anche la madre della scrittrice). Per la sua attività di denuncia Herta Muller è stata perseguitata in patria e costretta a traferirsi a Berlino.
Qui un paio di interessanti recensioni del libro: una, due

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“Eros mi squassa il cuore,
come vento che dall’alto del monte scende e travolge le querce
e scioglie le membra e le agita
dolce amara indomabile belva…. ” (Saffo).

Ho trovato questa frase nel primo (ed unico!) bacio Perugina mangiato nel 2011.
Che bello iniziare l’anno con un pensiero legato alla passione.
Così ho recuperato un’antologia del liceo e sono andata a rileggermi alcune delle meravigliose poesie della poetessa greca.

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Un giorno

Ho letto nch’io il best seller dell’estate 2010. Un romanzo che racconta una storia d’amore non confessata attraverso un solo giorno, il 15 luglio, di 20 anni successivi.
Che dire di questo romanzo? Forse non lo rileggerò, perà devo confessare che mi ha regalato delle emozioni inaspettate come succede con certe canzoni di Vasco, che sembrano buttate lì per caso e poi non sai come ti fanno rivivere una sensazione, un turbamento che è stato anche tuo e ti tolgono il fiato.
Difficile poi non affezionarsi ai protagonisti di “Un giorno”, appassionati, curiosi, fragili, a volte smarriti come tutti noi.
Credo che in me ci sia un po’ della seriosità, dell’amara ironia e del non arrendersi mai di Emma. Ma anche un po’ della voglia di non diventare grande di Dex.
E penso che Nicholls abbia trovato un modo in fondo originale di raccontare la nostra generazione, raccontandola attraverso un amore intenso reso inquieto e travolgente proprio dal dal non essere vissuto appieno.
Vi regalo un paio di passaggi.

“E cosi Emma Morley s’incamminò verso casa nella luce del crepuscolo con il suo carico di delusione. Ormai la giornata si stava rinfrescando, ed Emma tremò quando avvertì qualcosa nell’aria, un improvviso brivido d’angoscia che le corse lungo la schiena, così intenso da costringerla a fermarsi x un attimo. La paura del futuro, pensò.”

“Bene ecco qua: mi sa che tu hai paura di essere felice, Emma. forse pensi che il corso naturale delle cose è che la tua vita sia triste, grigia, cupa, e che ti porti ad odiare il tuo lavoro e dove abiti, rinunciando al successo o ai soldi o, Dio ce ne scampo, a un ragazzo. Arrivo a dir che in realtà secondo me ci provi gusto a essere insoddisfatta e a rendere al di sotto delle tue possibilità perché così è più facile vero? Insuccessi e infelicita….. E’ più facile così perché puoi scherzarci sopra. Ti scoccia sentirtelo dire? Scommetto di si. Beh siamo solo all’inizio.”

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La solitudine dei numeri primi

L’ho appena finito.

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Parla di 2 adolscenti che, come una coppia di numeri primi vicini (11 e 13, per esempio) si assomigliano, si cercano, ma a causa di sensi di colpa enormi e di genitori insensibili, hanno scelto di chiudersi al mondo ed alla felicità.
Vivono così nei rispettivi mondi fatti di solitudine, di “farsi male”, di fuga da tutto ciò che assomiglia anche lontanamente a “dare o prendere affetto”.
Mi è piaciuto come Giordano ha saputo rendere il conflitto, nella mente di entrambi tra ciò che avrebbero voluto fare, e ciò che il loro blocco psicologico li porta a fare. Mi ha colpito trovarmi a riflettere su quanto gravi possano essere i danni provocati da disattenzioni ed omissioni da parte de genitori.
Più che un romanzo mi è sembrato però un racconto lungo, che mi ha anche coinvolta nella narrazione ma non è riuscito a scavare un segno profondo. Forse mi sarei aspettata un finale più incisivo.  6 e 1/2

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Novecento piccole emozioni

“Suonavamo perché l’Oceano è grande, e fa paura, suonavamo perché la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov’era e chi era. Suonavamo per farli ballare, perché se balli non puoi morire, e ti senti Dio.”

novecento

“Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito.”

“Perdonami amico ma io non scenderò da questa nave, non scenderò… al massimo, posso scendere dalla mia vita”.

Novecento di Alessandro Baricco, emozioni piccole, soffocate,  inattese ……

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Come un sasso

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Sto leggendo questo libro bellissimo, ambientato in India. Vi regalo una frase.

“Da una radio nel buio arrivava della musica. Era il duetto di un film indiano: la voce femminile acuta e quasi insopportabilmente zuccherina, quella maschile gioiosa e gagliarda. Tutti parlavano, nutrendosi reciprocamente di sorrisi e chiacchiere. Mentre ascoltavo la canzone d’amore, circondato dal conforto e dall’affetto degli abitanti dello slum, nella comune consapevolezza di essere ancora in vita, sentii che il loro mondo e i loro sogni stavano avvolgendo la mia vita in modo delicato ma totale, come la marea che ricopre un sasso abbandonato sulla spiaggia“.

Oggi mi sento sasso.

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“Il tempo umano non ruota in cerchio, ma avanza veloce in linea retta. E’ per questo che l’uomo non può essere felice, perchè la felicità è desiderio di ripetizione.”
(Milan Kundera – L’insostenibile leggerezza dell’essere)

“Se non riesci ad essere felice con le cose semplici, non sarai mai felice”.
(La mamma del mio amico Kurt)

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Tra i libri presenti sul mio comodino c’è anche “Nuda e cruda” di Stephanie Klein.
nuda e cruda

Lettura sicuramente frivola, è la raccolta dei post scritti dall’audace Steph nel suo blog (il blog più letto a NY e nel mondo!!!) in cui racconta in modo ironico e spregiudicato gli incontri con i suoi corteggiatori e amanti.
Ecco qualche “chicca” dalle pagine che ho letto ieri notte:
“La biancheria di Christian si riduceva a uno straccetto di maglina nera. No, non erano mutande. Un tanga, un tanga da uomo, sul serio. Non posso credere che un uomo possa averne uno, a meno che non sia nell’industria del porno”.
“Vieni qui ha detto indicando il pacco”.
“Cosa? Vuoi una birra?”
“No, vieni qui, il mio pitone ti vuole”

(……….)

Volevo un uomo che sapesse vivere senza Men’s Health, che sapesse prendere ciò che desiderava. Christian non era quel tipo.
Forse era bravo in altre cose. Mi aveva dato l’idea del tipo di ragazzo che, mentre fa sesso orale, si affida alla tecnica dell’alfabeto. Non lo avrei mai scoperto. Il momento in cui è stato più vicino alla mia “cosina” è stato quando mi ha sfilato anche le coulotte dichiarandomi le sue preferenze in materia di depilazione. “Mi piacciono i cespugli folti“. Si, lo giuro su Dio, ha detto una stronzata del genere ad alta voce.

Ok, ma al di là dei pitoni e dei cespugli…… la TECNICA DELL’ALFABETO me la sono sognata tutta notte!!!!

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Questa sera verrà presentato ufficialmente Internet P.R. il libro scritto da Marco su un mondo che ama e di cui ha colto ed interpretato le dinamiche con molta efficacia.
E’ il mondo che permette alle aziende di parlare con i consumatori in modo più spontaneo e diretto, attraverso i blog, per esempio.
Ho avuto la possibilità di sfogliare in anteprima alcune pagine del libro e non vedo l’ora di completarne la lettura. 
Ovviamente resto in trepidante attesa di un autografo dell’autore sulla mia copia del libro e mi auto-eleggo presidentessa del suo Fans Club. 

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L’eleganza del riccio

“Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio mi dico che forse in fondo la vita è così: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. (…) Una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai.
Si, è proprio così, un sempre nel mai.
Non preoccuparti Renée non mi suiciderò. (…)
Perchè d’ora in poi, per te, andrò alla ricerca dei sempre nel mai.
La bellezza, qui, in questo mondo.”

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Ho amato molto questo libro e l’ho centellinato come si fa con un vino speciale.
L’ho finito ieri notte alle 3 e so già che che mi mancheranno molto le sue protagoniste.

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L’amore arriva, si insedia e dirige tutto.
Solo le anime forti si lasciano trasportare.
E Athena era un anima molto forte”

Sto leggendo “La strega di Portobello” di Coelho, un regalo di Silvio.
Ci sto trovando molta energia e passione.
Più che in altri suoi libri che, pur magici, in certi tratti mi sembravano un po’ da bacio perugina, ma sono solo alle prime pagine.

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A Natale ho ricevuto come regalo “Le cose che non ti ho detto” di Bruno Morchio.
E’ un noir ambientato a Genova e vede come protagonista Bacci Pagano un detective privato, acuto, romantico, malinconico, alle prese con uno psicanalista da salvare, un delitto del passato, un libro di Proust e con la propria irrequietezza. Amore, psicanalisi, riflessioni sulla vita, inseguimenti, libri di Proust. Lo scenario per tutto questo è la Genova che sto imparando a conoscere e che l’autore descrive con molto amore.
Ho letto questo libro in 3 giorni e mi sono un po’ innamorata del protagonista che per certi versi mi ha ricordato il Fabio Montale di Jean Claude Izzo.

le cose che

Certe volte le donne mancano della dote basilare dell’esistenza. Il buonsenso. E le psicoanaliste non fanno eccezione. Mi chiedo come facciano ad aiutare i loro pazienti a districarsi nelle gramaglie della vita, quando loro stesse sono così rovinosamente sprovviste del senso della realtà.
Ma il problema non sono le donne.
Il problema siamo noi, che non abbiamo ancora imparato a non cedere ai loro capricci.”

Forse ha anche ragione.

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Rafa mi ama

Ieri super sorpresa: ho trovato sulla mia scrivania un pacchettino. L’ho aperto ed era un regalo di Gianmario, mio amico ed avversario in animate sfide a tennis.
Il contenuto era il nuovo libro del nostro tennista preferito: Rafa Nadal.

rafa libro

L’ho aperto e….. sono quasi svenuta quando ho visto …. LA DEDICA PER ME DA PARTE DI RAFA.

autografo

Gianmario sei un mito.
Ed io sono al settimo cielo.

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L’ombra del vento


Sto leggendo questo libro.
Strano ed appassionante, ambientato in una Barcellona fatta di vicoli e misteri. Scritto benissimo. Un ragazzino che diventa grande, trame che si incrociano, amore, suspance, colpi di scena e la passione per i libri, il tutto calato in un momento storico molto particolare per la Spagna.
Eccovi qualche citazione.

“Ricordo che quella mattina di giugno mi ero svegliato gridando. Il cuore mi batteva come se volesse aprirsi un varco nel petto e fuggire via. Mio padre, allarmato, era accorso in camera mia e mi aveva preso fra le braccia per calmarmi. – “Non mi ricordo più il viso della mamma. Non mi ricordo più il viso della mamma”-  dissi con un filo di voce. Mio padre mi strinse forte. “Non preoccuparti Daniel, lo ricorderò io per tutti e due”.

“Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi l’ha scritto e di coloro che l’hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.
“Poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore”.

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Blogs matter

“If you want to grow, you’ll need to touch the information-hungry, idea-sharing people who read and write them”.

small

I found this book by Seth Godin at Johannesburg airport; it helped me enjoy my long flight home. Innovative, challenging and funny. Food for toughts.

Seth è uno dei pochi che “pensano avanti” e per questo ciò che scrive mi incuriosisce e diverte molto. Lo avevo scoperto attraverso “Permission Marketing” poi l’ho tenuto d’occhio attraverso il suo blog. Se vi capita fateci un salto.

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Da ieri sono anch’io una “Donna con le tette”.
“Non avevamo mai avuto dubbi” diranno i miei amici maschietti….
Calma, calma, non si tratta di un club di amiche pettorute, ma di una nuova blog-zine (termine moderno, fate finta di sapere che cos’è, ho fatto così anch’io) la cui redazione è formata da donne che hanno semplicemente voglia di scrivere, parlare, raccontare , tirare fuori la propria grinta e le proprie idee.
Fate un salto a curiosare…
http://www.quoterosashokking.com/mondorosa/
e provate a cercarmi!
Il lancio è appena iniziato ed è associato alla presentazione del divertente libro delle due ideatrici del progetto, Rossella e Virginia.
Aspetto i vostri commenti.
libro

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